Elon Musk cancella metà Twitter
Gli italiani e i servizi di video streaming, TikTok e i nostri dati, Facebook estende la "modalità professionale"
Ciao,
come va? Settimana pesante. Non sono riuscito a scrivere nulla di strutturato per il blog. Forse dovrei dire qualcosa sul nuovo corso di Twitter, ma aspetto qualche decisione più concreta. Se hai argomenti che ti piacerebbe approfondissi, fammelo sapere nei commenti o rispondendo in privato. Iniziamo!
📰 News
Twitter: questa settimana il nuovo imperatore Musk ha deciso di far pagare per avere il badge blu (dopo uno scambio da venditore d’auto con Stephen King ha abbassato il prezzo da 20$ a 8$).
Un contrassegno finora assegnato dalla piattaforma ad indicare personaggi degni di nota, verificati. Fra poco diventerà il rolex di Twitter, uno status symbol per ricchi. E trasformerà il social in un ambiente classista (anche perché gli account paganti saranno privilegiati dall’algoritmo).
Musk, con questa mossa, pensa di sconfiggere i bot (non mi è chiara la ratio. Chi vuole inquinare l’ecosistema informativo non può permettersi quelle cifre?).
Contemporaneamente ha licenziato quasi metà dei dipendenti, circa 3.000 persone, con un’email ridicola, se non fosse drammatica (l’ho riportata su LinkedIn dove ha fatto scaturire parecchi commenti interessanti).
Uno schiocco di dita come Thanos in Infinity War (un meme che sta girando in queste ore sullo Slack interno tra i dipendenti rimasti e su Twitter). Un grande “reset culturale”, come l’ha chiamato il giornalista Alex Heath.
L’azienda perde all’improvviso interi reparti, tra cui il suo “civic integrity team” che si occupa di evitare che si diffondano fake news (utile soprattutto in periodo di elezioni e, guarda caso, si sta per votare in USA). In tutto questo casino, ovviamente, brand come General Motors, Mondelez, Pfizer e L’Oreal, volano via.
TikTok sta programmando di aggiornare la sua privacy policy europea il 2 dicembre. Sarà messo nero su bianco che i nostri dati sono accessibili da dipendenti in qualunque nazione, inclusa la Cina, al fine di garantire un’esperienza “coerente, piacevole e sicura”.
Facebook ha esteso il suo “Professional Mode” a tutti i creator. Si tratta di una funzione che permette di monetizzare i propri contenuti e avere accesso a strumenti di analisi più sofisticati.
Instagram sposa gli NFT. Presto sarà possibile creare, comprare e vendere NFT. Si inizia dagli USA e dal supporto della blockchain Polygon (poi Solana e Phantom).
WhatsApp ha annunciato Community, una funzione che permette di creare gruppi più strutturati fino a 1.024 persone e videochiamate fino a 32 persone (già vedo infernali riunioni di classe e di condominio). Verrà rilasciata gradualmente a tutti.
Patreon ha svelato Video, una piattaforma per ospitare nativamente le produzioni dei suoi creator.
🔧 Tools & Tips
Meta ha un tool, un po’ nascosto, per cancellare facilmente il proprio numero di telefono e indirizzo email dalla piattaforma.
Influencer: l’azienda ha anche reso disponibile un rapporto sullo stato della Creator Economy.
🎫 A proposito, il 10 novembre si terrà a Milano “Influence Day” con un ricco programma per capire cosa sta succedendo nell’Influencer Marketing. Per te uno sconto del 30% e del 40%, usando i codici INDA30 e INDA40.
TikTok ha pubblicato i risultati di uno studio sulle performance dei suoi annunci in ambito CPG (Consumer Packaged Goods). Ovviamente sono dati positivi, ma l’aspetto più interessante riguarda la discovery. Dopo aver fatto un acquisto online, è stato chiesto agli acquirenti dove avessero sentito del prodotto per la prima volta. Circa il 15% della “product discovery” avviene su TikTok. Un anno fa era il 4%.
📈 Stats
Agcom ha rilevato che a giugno il tempo trascorso su siti/app di servizi video on demand a pagamento è stato di poco superiore alle 37 milioni di ore. Crescono le piattaforme pay e decrescono quelle gratuite.
Goodies
Nel 1993 la compagnia telefonica AT&T produsse una futuristica pubblicità, diretta dall’allora sconosciuto David Fincher, per promuovere i benefici della prossima internet. In quel momento eravamo solo all’inizio ed era difficile capire cosa sarebbe diventato il web (la stessa azienda fu inserzionista del primo banner).
La cosa sorprendente è che tutte le previsioni dello spot “You Will” si sono avverate, tranne una: AT&T non è stata l’artefice principale delle innovazioni, ma solo la fornitrice di una parte dell’infrastruttura di rete che le ha rese possibili.
Ti lascio con un intenso pezzo di Matt Maltese. Alla prossima!