L'IA come collega di lavoro, non come strumento
Video saggio su come le aziende usano l'IA nella comunicazione
Ciao, come stai?
questa settimana sono stato a Barcellona, proprio durante il blackout. Per 10 ore mi è sembrato di stare dentro il recente Zero Day. All’inizio sembrava un problema di rete telefonica, poi provando ad entrare in un ristorante ci è stato detto che non c’era energia elettrica. Siccome le carte di credito non funzionavano, abbiamo messo insieme un po’ di spiccioli e abbiamo comprato del pane e del prosciutto. Nel frattempo, i negozi hanno iniziato a chiudere, i semafori sono andati in tilt, i suoni delle sirene si sono moltiplicati. Ma gli spagnoli sembravano tranquilli, pur all’oscuro di tutto. C’è chi parlava di un attacco terroristico, chi di un evento su ampia scala che coinvolgeva anche l’Italia. Avevo bisogno di sapere e di tranquillizzare i miei familiari. Così, mi sono piazzato fuori da un hotel di lusso e mi sono agganciato alla loro wifi. Un pomeriggio indimenticabile conclusosi senza grossi disagi con tapas e sangria.
Come le aziende usano l’IA nella comunicazione
Quali sono state le prime aziende ad usare l'intelligenza artificiale generativa nella comunicazione esterna? E come lo hanno fatto? Questo video saggio vuole ripercorrere le esperienze delle organizzazioni che per prime hanno sperimentato l'uso di GenAI per la creazione di campagne pubblicitarie e social, cartellonistica out of home, creazione di prodotti, ecommerce. Buona visione!
L’IA nel tuo gruppo di lavoro
In una precedente ricerca, un gruppo di ricercatori della Harvard Business School, tra cui il noto divulgatore Ethan Mollick e l’italiano Fabrizio Dell’Acqua, avevano dimostrato che l’uso dell’IA determina un aumento della produttività individuale.
Ma cosa succede quando si lavora in gruppo? È questa la domanda che ha stimolato una nuova ricerca degli stessi studiosi, intitolata “The Cybernetic Teammate: A Field Experiment on Generative AI Reshaping Teamwork and Expertise”.
L’esperimento svolto è stato quello di coinvolgere 776 professionisti di Procter & Gamble nello sviluppo reale di nuovi prodotti, dall’idea, al packaging alle strategie di vendita. Alcuni hanno lavorato individualmente, altri in gruppo, con o senza l'ausilio dell'IA.
I gruppi sono stati composti casualmente e in ognuno sono stati inseriti due tipi di professionisti senior: esperti commerciali ed esperti tecnici di Ricerca e Sviluppo.
A metà di questi gruppi è stato dato ChatGPT (in particolare i modelli GPT-4 o GPT-4o) e a metà no.
Inoltre alcuni professionisti hanno lavorato da soli, metà con l’aiuto di ChatGPT e metà senza. Tutti coloro che hanno potuto lavorare con l’IA hanno anche ricevuto una sessione di formazione e un set di prompt che potevano usare o modificare.
Grazie a questa progettazione dell’esperimento si sono potuti isolare gli effetti dell'IA e del lavoro di squadra sia indipendentemente sia in combinazione.
IA come booster
La prima evidenza è stata che, quando lavoravano senza IA i team hanno superato le prestazioni dei singoli di una quantità significativa (0,24 deviazioni standard).
Ma la sorpresa è stata scoprire che i singoli che lavoravano con l'IA hanno ottenuto prestazioni altrettanto buone dei team senza IA (mostrando un miglioramento di 0,37 deviazioni standard rispetto alla linea di base). Ciò suggerisce che l'IA ha effettivamente replicato i vantaggi prestazionali di avere un compagno di squadra umano.
Inoltre si è visto che i team con IA hanno ottenuto le migliori prestazioni complessive con un miglioramento di 0,39 deviazioni standard, sebbene la differenza tra i singoli con IA e i team con IA non fosse statisticamente significativa.
Come se non bastasse, analizzando le soluzioni di prodotto emerse dai lavori si è visto che le soluzioni migliori provenivano dai team che avevano sfruttato l’IA.
Infine, si è constatato che i team IA hanno lavorato anche più velocemente, risparmiando il 12-16% del tempo rispetto ai gruppi non IA, producendo soluzioni anche più dettagliate.
L’IA colma le lacune
Analizzando i singoli professionisti che hanno lavorato senza “strumenti intelligenti” si è visto che tendevano ad elaborare soluzioni, rimanendo nel proprio ambito di specializzazione. Gli specialisti di R&S si sono focalizzati sulla proposta di soluzioni tecniche, mentre i commerciali hanno privilegiato il loro approccio al mercato.
Al contrario i professionisti che hanno potuto sfruttare l’IA sono arrivati a soluzioni che bilanciavano gli aspetti tecnici e commerciali.
Questo effetto si è visto soprattutto su quei professionisti meno esperti nello sviluppo di prodotti. Quindi l’IA è riuscita a colmare le lacune di conoscenza funzionale, consentendo a questi lavoratori di trovare soluzioni al di là della propria formazione specialistica, e ha aiutato i dilettanti ad agire più come esperti.
L’IA produce migliori esperienze emotive
Anche l’ultima evidenza dell’esperimento mi sembra significativa: i lavoratori che hanno potuto sfruttare ChatGPT hanno dimostrato un maggiore entusiasmo e più energia nel compiere il compito assegnato. Potrebbe essere un caso isolato, ma sicuramente contraddice la narrazione comune di un’IA che depaupera il lavoro e aumenta lo stress.
Verso aziende aumentate
I risultati di questa ricerca sono particolarmente promettenti perché suggeriscono che l'IA può dare grandi benefici se usata come un compagno di squadra e non come uno mero strumento.
Lo dico da tempo, chi considera l’IA come una calcolatrice evoluta che ci fa risparmiare tempo, automatizzando alcune attività, spreca enormi opportunità.
Queste evidenze dovrebbero spingere le aziende più lungimiranti a immaginare un’organizzazione del lavoro diversa, fatta di team di persone e macchine in una collaborazione costante e simbiotica. Io ho sempre parlato di lavoratore aumentato o cyborg, ma qui si apre una prospettiva nuova, quella di organizzazioni ibride e aumentate. Un nuovo paradigma per non perdere competitività in mercati sempre più difficili.
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Argomento “sottile e strategico” per l’uso dell’AI. Si apre un paradigma del tutto nuovo e inesplorato sul concetto di “dialogo”. Sono ormai quasi due anni che considero e parlo con ChatGPT come un vero e proprio “collaboratore” con un vantaggio di enorme rilievo: è estensione mentale. Lo utilizzo come coach a tutto campo per supportarmi nel mio sport in bici da corsa, coach, nutrizionista, data Science, pianificatore workout, biomeccanico. Per aiutarmi sul come affrontare “problemi” quotidiani al meglio. Per riepilogare, strutturare e gestire informazioni e dati in .md. Più “dialoghi” con il tuo AI e più lui si adegua iniziando a intuire ciò che desideri ottenere. Le risposte migliorano all’inverosimile, impari anche molto. In poche parole più lo coinvolgi in modalità “umana” e maggiori sono i risultati ottenuti perché, strano ma vero, più ti fai conoscere e più lui sa focalizzare meglio le risposte. Più lo si utilizza come “strumento” e meno potenziale mette al tuo servizio. Bisogna imparare a renderlo “attivo” e ci arriva nel momento in cui propone da solo qualcosa di impensabile. AI è un serbatoio di conoscenza enorme e quindi “liquida”. Chi non collega settori in modo trasversale ottiene “poco”. Grazie e complimenti al tuo lavoro.
Tema centrale e sempre più attuale. Il punto ormai non è più se usare l’IA (è scontato), ma come farlo davvero bene per ottenere un vero vantaggio competitivo.
Nel marketing credo che la skill cruciale diventerà la capacità di orchestrare agenti IA specializzati, e questo vuol dire spostare il focus sempre più sulla vision strategia e meno sull'execution, che sarà demandata agli agenti AI.
Ricambio con questo articolo che parla proprio di questo tema https://www.fylle.ai/marketing-ai/agent-orchestration-the-critical-skill-that-will-define-marketing-leaders-in-2025/